martedì 23 luglio 2013

Noi, e gli altri, cosa ci aspettiamo



Ieri ho avuto un'altra delle mie riflessioni folgoranti.
"In questo corpo, ci devo vivere solo io."
Sembra scontato, ma sappiamo bene che è tutto il contrario, ed è una presa di coscienza che occorre necessariamente fare.
E mi sono resa conto, improvvisamente, che qualunque problema io abbia, purché sia mentale, psicopatologico, psicosomatico e tutto ciò che volete...
Sarò sempre sola.
Perché nessuno capirà mai cosa c'è veramente nella mia testa.
Non so se vi è già capitato questo momento... a me sì, e mi sta dando forza.

Sono caduta talmente in basso quest'ultimo periodo, che mi sono resa conto che la sofferenza che mi affliggeva, e che io non combattevo, anzi aiutavo, era invisibile agli occhi di tutti.
Io ero\sono solo un corpo malnutrito, non una persona che soffre, con la quale dialogare, la quale far sfogare, e aiutare a rivivere a poco a poco.
Ho preso coscienza di questo fatto.
Il mio desiderio di essere come ero prima, cioè debole e prossima alla morte, è forte. Anzi, fortissimo. Ma cerco di cambiar idea, mi ripeto incessantemente che anche in quello stato, le cose non cambierebbero.
Sarei comunque invisibile, o anzi, un qualunque corpo di una qualunque ragazza martoriato per ragioni che nessuno comprenderebbe.
Perché dare agli altri questa chance?
Non la dò a nessuno. Me la tengo per me.
Allora allontano tutti, allontano quelli che non si sono meritati il mio malessere. Allontano la loro influenza negativa, perché più nessuno mi aiutava come desideravo, più cadevo in basso.




lunedì 22 luglio 2013

L'infinita attesa della comprensione








Sapete a quali conclusioni sto arrivando, giorno dopo giorno?
Potrò essere: magra, denutrita, sovrappeso, obesa, disperata, depressa, ansiosa, drogata, alcolista, o qualunque altro comportamento autodistruttivo che una persona possa avere. Mi immagino con un altro problema, per esempio, quello della droga. La situazione sarebbe più o meno la stessa... parlo anche dal punto di vista sociale\famigliare.

Nessuno sarebbe capace di comprendermi. Né di aiutarmi. Né di farmi sentire meglio, tanto meno di regalarmi un briciolo di serenità...
Perché sono circondata da persone fondamentalmente incapaci ed asettiche, che non hanno idea di che cosa possa celarsi in un cervello come il mio.
Perché non basta venirmi a dire "ma guardati, sei bellissima! Devi solo trovare la volontà".

Allora ho capito. Perché continuare a torturare me stessa nell'INFINITA ATTESA che qualcuno mi aiuti?

Perché il desiderio di ognuna di noi è quello. Essere piccoline, indifese, delle bambine che chiedono amore e comprensione...




Io, di questo passo o in altri, non ce l'avrò mai. Probabilmente neanche voi, perché nessuno ha realmente capito cosa vi portate sulle spalle e di cosa ci vuole per togliervelo di dosso.
Devo contare unicamente su me stessa. Solo io posso cessare quest'infinita, straziante attesa.

Insomma, non è stato sufficiente che mi riducessi alla disidratazione e alla denutrizione per cambiare le persone intorno a me.
Ho insistentemente chiesto aiuto, sia verbalmente che non verbalmente. Ci ho sperato tantissimo.
Ma nessuno mi ha dato ciò di cui avevo disperatamente bisogno. Neanche i medici e gli specialisti, che si divertono a trattarci come robot che eseguono alla lettera le perle di saggezza che ci elargiscono.
Allora basta.


Statemi bene,
M.V.

domenica 21 luglio 2013

Inizio, fine: rinascita




Sono qui perché sto combattendo contro un demone. Un demone che si accanisce contro di me, attraverso il cibo.
Per tutta la mia esistenza, il demone ha cercato di distruggermi: attraverso l'autolesionismo, la depressione, e infine, l'ossessione per il cibo.
Il cibo, agognato e rifiutato...

Per fortuna, me ne sono resa conto, e ho deciso di combattere questo demone malvagio.
Pubblicamente, perché voglio che la mia battaglia avvenga in compagnia.

Il demone non ci fa vivere. Ci illude di farci vivere come vogliamo, ma in realtà vuole solo annientarci...
Se volete vivere, dovete prima scacciarlo. Altrimenti vi ritroverete a sopravvivere penosamente, ed infine, vi condurrà alla morte. Se non quella fisica, quella cerebrale.



Il mio blog si chiama così per ricordare a me stessa il momento più critico al quale il demone mi ha portata.

Dopo mesi e mesi di dure lotte e idealizzazioni, il demone mi ha portata ad ossessionarmi unicamente su questo alimento: la mela. Per un certo periodo, mi sono nutrita solo ed esclusivamente di mele. Avevo così fame, così ardentemente voglia di addentare qualcosa che fosse diverso da una mela, che paradossalmente mangiavo solo quelle. Era l'unico cibo che il demone mi concedeva di mangiare. Ma la fame, che lottava per avvertirmi, per salvarmi, si ribellava... e così, mangiavo una mela dopo l'altra, fino a sentirmi male. Una decina di mele al giorno, anche. Ma era ovvio che non era sufficiente... solo che all'epoca non me ne rendevo conto.

Il demone era troppo forte. Troppo insidiato nelle mie profonde debolezze.

Poi, il baratro. Il ricovero ospedaliero. I medici, le cliniche, gli psicologi, gli psichiatri, gli aghi, le flebo, gli elettrocardiogrammi...
Il freddo, la stanchezza, il dolore, i pianti, la disperazione, la voglia di morire...
Toccai il fondo, senza rendermene conto.

Ora voglio combattere. Insieme a chiunque leggerà.
Il fondo, del resto, l'ho già toccato; cos'altro ho da perdere, se non la mia stessa vita?

Ripetetevelo pure voi!

M.V.