lunedì 11 novembre 2013

Precipito

Mie care compagne virtuali...
Vi leggo tanto, possibilmente ogni giorno, perché mi date forza e speranza.
Le vostre conquiste, i vostri racconti, le vostre vittorie, anche i piccoli barcollamenti quotidiani...
Sì, mi danno forza, perché mi fanno sentire meno sola.
Lotto contro la quotidianità, ma sto perdendo.
L'euforia dei primi tempi, del cambiamento è scemato del tutto.
Non sto andando a scuola, non sto andando da nessuna parte.
E non c'è nessuno a spalleggiarmi... a salvarmi!
Vorrei tanto che qualcuno suonasse alla porta in questo istante, mi abbracciasse e mi dicesse di vestirmi, perché vuole portarmi fuori a vivere...
Ma non c'è nessuno. Qualunque passo devo farlo da sola. Mi dicono di crescere, di soffrire, di fare ciò che non voglio fare per la riuscita del percorso terapeutico.
Ma non ce la faccio. Dall'adrenalina alla totale depressione.
Forse voglio una sorta di cavaliere. Un cavaliere misterioso che mi invogli alla vita.
Aspetto sempre un miracolo. Sono anni che aspetto un miracolo.
Il miracolo non arriva.
La vita non scorre nelle mie vene, in questi ultimi giorni.
E dovrei affrontare così la maturità?
Ma se non riesco neanche ad uscire di casa
E se non esco a far la spesa, nessuno la fa per me.
Devo gestire una marea di responsabilità, e un percorso, e la scuola.
No, grava tutto, sono stata schiacciata...
Spero che almeno a voi vada bene e che il vostro percorso stia riuscendo.
Bacini.

giovedì 24 ottobre 2013

Gli obblighi... ma andrà veramente meglio?

Mi vien da dire "purtroppo", ma chiunque non sia nella nostra posizione direbbe senza ombra di dubbio: "meno male!".
Mi riferisco agli "obblighi alimentari", quelli necessari e basilari alla terapia.
E il corpo si modifica... si vedono i cambiamenti riflessi nello sguardo degli altri... nel tono della loro voce... si sente, si percepisce che c'è stato qualcosa di cambiato, ma non si è in grado di rendersene conto, perché è vietato fidarsi dello specchio e procurarsi una bilancia!
Come si fa, a questo punto?
Vorrei tornare indietro, vorrei eliminare tutto ciò che si attacca attorno alle mie ossa, tornare piccina e carina, quando gli stessi jeans mi stavano larghi e le magliette non seguivano l'andamento curvilineo del mio petto.
Però, ripensando a quel periodo, ricordo anche quanto il mio cervello fosse inquinato di ossessioni e fobie che, per quanto forti e dolorose, non mi facevano quasi respirare.
Mezzo cucchiaino nel caffè? Ma per favore... roba da matti!
Quattro pomodori uno dopo l'altro invece che uno solo? ... ma stiamo scherzando?!
Questa era la concatenazione delle mie giornate... ed ero così esausta da passare tutto il mio tempo a letto, quando anche solo alzare le braccia per farmi la coda faceva male.
Non posso negare che adesso sto meglio, fisicamente. Ma forse, è proprio questo che non accetto: "sto meglio? Allora non ho alcuna arma contro di me... non si può! Devo riaverla!".

Vorrei così tanto che il mio corpo torni ad essere magro, ristretto, contenuto. Forse lo è ancora, ma non me ne rendo conto, perché se guardo allo specchio vedo 200 kg. E, razionalmente, so che non è possibile. Mi confronto con ragazze che trangugiano un'intera pizza in pochi minuti e mangiano patatine agli intervalli, e le vedo piu magre di me. Entro nel buio, ma poi mi sforzo di essere razionale: non è possibile che lo siano, dato quello che mangio! Va bene che ho ripreso a mangiare un po' di pane, una fetta a pasto, ogni tanto qualche biscotto a scuola se non riesco a concentrarmi... appunto, non è niente in confronto a patatine e pizza tutti i giorni!
Però... è così tanto...
Il bello è che non ne sento neanche il bisogno. Neanche a dire che pesassi 30 kg e allora, stando da schifo, dovrei sforzarmi di farlo. No, adesso sono tornata "normale", o almeno credo. La dottoressa che ho appena conosciuto mi ha detto che sì, sono magrolina, ma sto bene. Allora tutte quelle storie sul danno agli organi interni erano una balla? Tanto vale ricominciare le mie diete allora...
Mesi fa ero a 37. Raggiunti in poco, pochissimo tempo. Poi sono risalita a 42. Ma mangiavo solo frutta e verdura. La vecchia dottoressa mi disse che, essendo stata disidratata, avevo rimesso su acqua, e che il peso dipendeva da quello, non da effettivo "peso" come lo intendiamo noi.
E adesso? A quanto starò? Non penso di ristare al peso di partenza, 48, perché all'epoca mangiavo ed ero particolarmente golosa.
Allora sarà... 45? 43? O 50? Vorrei così tanto saperlo... Ho bisogno di saperlo!
E se mi comprassi una bilancia?
Però so che ricomincerebbe tutto daccapo...
Ma non è forse questo che voglio?
Dio, è tutta una confusione nella mia testa!!!

mercoledì 16 ottobre 2013

Ritorna, ritorna, ritorna...

Ecco, questo è uno dei momenti in cui mi dico: al diavolo, tutto e tutti! Voglio ritornare al passato, ai miei schemi, ai miei rigori, alle mie regole, ai miei obblighi...
Mi dà talmente fastidio il dover mollare la presa e delegare la mia persona a qualcun altro.

Nonostante tutto, sto andando bene a scuola. A volte perdo la concentrazione, ma sto mettendo a punto un nuovo metodo di studio del tutto nuovo dal precedente, che era totalmente malsano. Studiavo di notte, perché durante il giorno ero troppo apatica per mettermi a farlo, e di conseguenza la mattina la passavo a sonnecchiare, non seguivo la lezione a causa del sonno. Mi toccava, in vista di verifiche e interrogazioni, studiarmi tutto da sola e in me che non si dica - 100 pagine in un giorno, se necessario!, perché ovviamente lasciavo che le cose si accumulassero tranquillamente...
Adesso, invece, sto cercando di studiare tutto il giorno stesso, o almeno ricopiarmi gli appunti che prendo seguendo attentamente la lezione. Ho già preso degli ottimi voti che veramente non mi aspettavo, e questo avendo studiato effettivamente meno rispetto a tempo fa. Mi è bastato un ripasso di 10 minuti il giorno prima, o addirittura qualche minuto prima, e ho affrontato l'interrogazione con estrema calma e serenità. L'ho vista piuttosto come un colloquio, una conversazione tra esseri umani, uno scambio di conoscenze. Ed è andata veramente bene!
Certo non si fa in tempo a far tutto, sono del resto 6 materie al giorno... e i pomeriggi sono presi anche da altre attività che impongono il percorso. Il tempo scarseggia per forza.

Sto lottando contro gli schemi... contro la voglia di tornare al passato! Non c'è vetrina sulla quale non mi specchi mentre cammino, non c'è momento in cui non attacchi determinate parti del mio corpo. Guardo altre ragazze, anche leggermente sovrappeso, e sono piu strette, piu piccole, piu graziose di me. Come è possibile?! Allora è nel mio cervello che qualcosa non va... perché piu vado avanti, piu mi sento allargata, deformata. E' orribile! Come è possibile che una ragazza che mangia piu di quanto effettivamente dovrebbe sia meno larga di me?!
Adesso qualcuno mi verrà a dire che sono infantile, che non sono questi i veri problemi della vita...
E ditemelo, tanto ormai ci ho fatto l'abitudine.
Un abbraccio a tutte voi, mie care lettrici e amiche virtuali. Al prossimo aggiornamento!
Nonostante tutto, sto cercando di iniziare a godermela, questa vita, che per anni è stata solo depressione e autodistruzione...

mercoledì 2 ottobre 2013

Percorso

Percorso. Così lo chiamano tutti.
Io invece non lo chiamo affatto, perché non lo sento mio.
Da un mese circa, poco più, ho intrapreso, per l'appunto, questo famoso percorso.
Lontano da casa mia, ho dovuto fare le valigie in men che non si dica, trasferire tutta la mia vita in un'altra regione, sconosciuta, lontana, priva di legami. Non conoscevo assolutamente nessuno. Né volevo recarmici. Ma sono stata portata praticamente a forza... o qui, o niente in pratica.
E allora proviamolo, questo famoso percorso.
Ma non ne sono convinta. Un giorno accetto, ricevo, l'altro rifiuto.
E' che la maggior parte delle volte non mi rendo neanche conto del tempo, dello spazio, delle circostanze. Della mia circostanza.

E' per questo che non scrivo da molto... ma a voi, le mie iscritte e i blog che seguo, vi leggo in continuazione e commento il più possibile.
Se siete interessate a sapere in quale centro mi trovo e volete provare anche voi, scrivetemi in privato. Avrò piacere di comunicarvelo.

E ricomincio a scrivere... mi è mancato moltissimo, come mi è mancato il tempo di fare qualsiasi attività, se non studio e terapia, studio e terapia...

E voi? Come è andato il rientro a scuola?

lunedì 19 agosto 2013

Terapie nutrizionali e psicologiche... parliamone!

Ciao care lettrici :)

Oggi non è andata molto bene. Come ho già scritto precedentemente nell'altro post, sono ripiombata nei circoli viziosi, nei digiuni e questa volta in aggiunta a sport compulsivo.
Ma non voglio parlare del mio stato. Voglio parlare delle terapie nutrizionali e psicologiche e dei loro risvolti, sentire i vostri pareri e soprattutto le vostre esperienze... mi fareste un grande piacere se condivideste le vostre "avventure mediche", tanto per sdrammatizzare un pochino, e come vi siete trovate alle prese con medici ecc ecc... tanti dei quali sembrano chissà quanto esperti e poi ci capiscono meno di noi.

Uno dei grandi problemi della terapia media è, a mio parere, appunto, che non tutti gli specialisti sono specializzati. 
Mi spiego, che sembra non avere senso così: mancano loro la comprensione, la presenza umana, l'empatia, la volontà di aiutare veramente chi hanno di fronte. Risultato: macchinette che eseguono direttive e che scaricano il paziente se gli risulta troppo complicato.

Ora, so bene che l'essere medico necessita un distacco dal paziente. Non può né essere amicone, ma neanche essere una statua... credo!
Altrimenti ci si sente come degli animaletti da laboratorio, studiati e pesati...
Non so voi, ma è proprio quest'atteggiamento freddo e distaccato che mi ha fatto diffidare da chi mi sono trovata davanti.
Mi sono sentita manipolata a livello fisico da questi robotici esperti.
Come se la mia persona non avesse minimamente importanza.
Come se fossi una povera matta senza emozioni, senza sentimenti, senza bisogni.

Ho chiesto aiuto, ero aperta all'aiuto. Ho domandato di spiegarmi varie cose del funzionamento del corpo umano: il metabolismo, come potevo evitare che si abbassasse ulteriormente, come avrebbero agito i medicinali suggeriti, di quali alimenti avevo più bisogno, come potevo evitare di ingrassare a dismisura a causa della precedente restrizione... insomma, ho cercato di informarmi il più possibile, perché sentivo che l'unica maniera per scacciare demoni e mostri, era proprio il sentirmi spaventata.
Difatti, proprio quando mi è stato detto che il mio cuore si era indebolito sino al rischio di insufficienza cardiaca che mi sono data una mossa. Mi sono detta "e che cavolo! Almeno il minimo indispensabile, porca miseria! Mi fai pena!", e ho provato quasi compassione per il mio corpo.
Direi... magnifico!

Ma sono stata trattata molto, molto male. Per tutta l'estate mi sono recata in un centro presso un ospedale, ma i risvolti sono stati DELETERI.
Prima di tutto, non c'era quasi nessuno. Tutti in ferie, tutti sostituti, blabla. Questo lo potevo accettare.
Inizialmente i miei appuntamenti erano concentrati due volte a settimana, per stabilire il famoso iter, chiamatelo come volete. Andavo, tutta contenta di aver trovato "esperti" coi quali parlare liberamente. Ho visto numerose persone perché l'una sostituiva l'altra, ecc ecc, ma solo per dei colloqui iniziali.

La nutrizionista (che era una sostituta di quella di sempre, che è un'arpia), era molto gentile, mi ha dato consigli e una piccola dieta da seguire. Era preoccupata per me, mi ammoniva di continuo, mi parlava delle conseguenze. Le ho dato retta, sono riuscita a volermi un po' più di bene.
Poi è dovuta andarsene ed è tornata quella di sempre. Piango, dico che non ce la faccio, che non seguo più la dieta, e lei mi rimprovera, mi prende in giro dicendomi che non ho bisogno di una badante, che sono una presuntuosa e che se non seguo la dieta andrà sempre peggio.
Ci sono andata per un po', ma mi seguiva sempre di meno... come se tanto ormai non ne avessi più bisogno, dato che avevo ricominciato a mangiare qualcosina! Ma giusto per il cuore...
Per un mese e mezzo, niente appuntamenti. La disperazione. Mi sono sentita più che mai abbandonata e incompresa. Ignorata, nonostante il mio fisico avesse ancora delle sofferenze importanti.
Che cura...

Durante questi incontri, quindi più o meno due mesi, non ho avuto alcun supporto psicologico.
Di nessun tipo, se non i banalissimi colloqui di collocamento, di personalità... blabla, in cui confessavo di non prendere i sonniferi prescritti perché volevo suicidarmi. Piangevo mentre lo dicevo. Risultato? L'ennesimo freddissimo robot mi ha detto, scandendo in maniera gelida le sue parole: "Ci rivediamo a Settembre dato che non segue alcuna terapia farmacologica...".
BAM!
Beh, vaffanculo e arrivederci!

Ho visto la psicoterapeuta per due volte. Ero tutta contenta che fosse tornata, dato che avevo dovuto attendere due mesi per incontrarla!
Sembrava mi capisse... poi, l'ultima volta ci siamo azzuffate. Lei era poco paziente, ad ogni mia risposta mi rimproverava di essere troppo controllata, presuntuosa e di dare sempre giudizi. Facevo già molta fatica ad aprirmi, cominciavo le mie frasi con "credo... penso...", e lei mi obbligava a ricominciare perché mi stavo giudicando, quando era suo compito. Mi confondeva di continuo. Allora mi sono innervosita e mi ha chiesto, parole testuali: "beh, perché è così incazzata? E' sempre incazzata lei?!".
Ho preso la borsa e me ne sono andata. Prima ancora che mi alzassi, lei è corsa verso la porta per aprirla e mi ha detto: "Torni quando è predisposta. Arrivederci".
ALTRO BAM!
Non ho risposto e me ne sono andata piangendo, con 35° all'esterno e senza aver mangiato nulla... cosa che ho fatto per due mesi, con tanto di treno e camminate chilometriche per raggiungere il posto, con cuore e pressione ai minimi storici... ma l'ho fatto, per speranza. Non è l'ultima a morire, del resto?

In conclusione... in aggiunta ad altre decine di figure che ho incontrato totalmente inutili...
Tutto ciò che ho voluto comunicarvi è: la mancanza di empatia, di cui avevo disperatamente bisogno, mi ha portata al desiderio di distruggermi ancora di più. Come se non fosse già abbastanza.

Adesso sono un po' nel limbo... nel senso che ho capito che se anche stessi sul punto di morire, come pochi mesi fa, non fregherebbe niente a nessuno e ricomincerebbe tutto daccapo. Quindi ho smesso di vittimizzarmi di fronte a tutti... non porta a ciò di cui avevo bisogno, neanche da famigliari e amici. Nessuno che mi abbia chiesto perché lo stessi facendo, che cosa provassi, che mi proponesse distrazioni... no, niente. Sono solo un corpo che non mangia. Non c'è nient'altro in me!

Spero che qualcuna di voi si fermerà un momento per raccontare la propria esperienza... spero che la vostra sia migliore e che abbiate trovato persone valide per farvi aiutare!

M.


giovedì 15 agosto 2013

Lotta estenuante tra vita e morte

Non so voi, ma io mi sento costantemente divisa in due persone.
Ogni giorno è una lotta continua nella mia testa: due voci si scontrano all'infinito, sino a portarmi all'esasperazione, impedendomi di formulare qualsiasi altra sorta di pensiero.

Si focalizzano sul cibo. Il cibo è la loro preda preferita. Sono entrambe predatrici: una di vita, una di morte.
La voce della morte è prevalso per anni e anni, e mi ha condotta tenendomi per mano sino a questo stato di deperimento, sia fisico che mentale.
L'altra è stata, salvo effimeri e fragili momenti, soffocata brutalmente dalla prepotenza della voce della morte.
Per anni, il mio unico desiderio è stato quello di soffrire. Di spegnermi. Di morire.
Lo stesso accade verso il cibo.

La voce della vita mi suggerisce di assecondare i bisogni del mio corpo. Di nutrirlo, di non lasciarlo deperire! Mi cadono capelli a ciocche, mi fanno male tutti i muscoli, mi formicolano al minimo sforzo. Sento male ai legamenti, ai tendini, faccio fatica a camminare. Mi fa continuamente male la testa, soffro tantissimo il caldo, ho continuamente sete e nonostante tutto mi sembra di essere comunque disidratata. Ho crampi allo stomaco e ai reni. Qualche giorno fa ho avuto fitte lancinanti al rene destro, e sotto l'ombelico. Il cuore si è ripreso, ma ogni tanto le fitte e la fame d'aria tornano. Mi fanno male gli occhi, fatico a concentrarmi. Questo mi fa vergognare molto, perché spesso quando le persone parlano li guardo appena. 

Poi c'è l'altra voce. Quella che vuole inglobarmi, proteggermi da tutto e da tutti. Mi invita a digiunare, a controllarmi, a reprimere i brutali attacchi di fame. E se non obbedisco, mi punisce con profondi sensi di colpa! Con forti nausee, crampi addominali e tanto, tanto gonfiore. Dappertutto. Mi invita ad obbedirle, perché io voglio essere piccolina, magrolina, voglio assottigliarmi ancora di più. Voglio che il mio seno scompaia totalmente, voglio essere piatta, voglio che i fianchi mi si restringano. Allora lei mi prende per mano e ancora una volta, mi invita a seguirla, e io non resisto alla sua seduzione...!

E' molto, molto difficile resisterle. Mi sforzo di non pensare a ciò che ho mangiato oggi, perché la voce della vita mi suggerisce di mantenere almeno un minimo di regolarità. Più che altro, per le conseguenze che il mio corpo potrebbe averne... per esempio, ho molta paura di un possibile blocco metabolico. Qualcuna di voi l'ha vissuto? 
Non ne sono certa... ciò di cui sono conscia è che la bilancia è rotta (in tre volte che mi sono pesata mi ha dato tre pesi totalmente diversi, quindi... sono in ansia totale finché non saprò con certezza quanto peserò! Meglio non pesarmi e non farmi venire crisi di panico su cifre errate...).
Però, ripeto, ho paura di questo blocco metabolico. Ho letto di persone che hanno preso decine di chili pur non mangiando nulla di più, per problemi metabolici appunto e ormonali.

Non voglio che capiti anche a me... 
Non voglio... piuttosto, preferisco mantenermi!
Se capitasse, giuro che impazzirei... come già sto impazzendo ora, senza bilancia...





martedì 13 agosto 2013

Emotività e cibo

Sono sola, nella mia cameretta, ed è notte fonda.
Ho appena cenato, nonostante mi fossi imposta di non farlo... ma è successo.
Mi sento sommersa da una valanga di emozioni, tra cui il profondo, famoso senso di colpa.
Allora decido di scrivere. Qualcuno, prima o poi, leggerà? Spero di sì.

Sono ancora nel limbo, nonostante cerchi di farmi continuamente forza. Quell'incertezza che tutte voi conoscete... quel desiderio di andare avanti misto al desiderio di tornare indietro.
Ci sono giorni in cui il primo prevale sull'altro, altri in cui vince il secondo.
Mi rendo conto che questo incessante gioco di forze è fortemente, e dico fortemente, influenzato dalle emozioni che si provano.
Per esempio, analizzo questo mio comportamento condiviso da tante altre ragazze: mangiare di notte.
Perché mangiamo di notte?
Credo che le risposte siano molteplici.
Mangiamo sia per esasperazione, sia per fame fisiologica, sia per fame emotiva. Arriviamo ad un punto in cui l'equilibrio iniziale della giornata viene incrinato dal vuoto notturno. E' notte, tutti dormono, nessuno ci spia. Siamo libere di provare emozioni, di essere vive: allora mangiamo. Automatico, no?
Il digiuno della giornata, o le poche calorie della giornata, non ci permettono di non provare fame fisiologica ed emotiva. E si presentano, attaccano proprio quando le barriere malsane sono più "deboli".

Sappiamo anche che il tutto è influenzato dalle dinamiche sociali\famigliari. Per questo preferiamo mangiare quando siamo sole. Nessuno ci controlla. Le barriere si abbassano. I problemi diminuiscono. Tutto si disgrega: allora proviamo il vuoto. Lo colmiamo col cibo.
Ma è tutto un maledettissimo circolo vizioso!

Cerco di non farmene un problema. Cerco di vederlo come un minimo compenso all'insufficienza della giornata. Non vi dirò cosa ho mangiato, perché so che istiga al perseguimento dei propri ideali, come faccio io quando vedo i diari alimentari delle altre.
Ma so che non è sufficiente, e che quest'insufficienza si presenta, puntualmente, ogni sera.
Allora mi metto l'anima in pace e mi dico che come minimo indispensabile va bene, perché in ospedale non voglio tornarci, non voglio ritrovarmi di nuovo con flebo e tubicini vari, in balia di medici e psichiatri che ci capiscono meno di me.
Ma la lotta è dura. E' dura perché conosco il mio peso, ed è variabile. So che non è ai livelli del ricovero ospedaliero. Mi piacerebbe che tornasse a quel numero... che mi piaceva tanto, tantissimo. Ma cosa dico! Mi piaceva essere in ospedale?  No, no! Venivo solo trattata come un corpo, non come una persona con un cervello e un anima!

M.V.

martedì 23 luglio 2013

Noi, e gli altri, cosa ci aspettiamo



Ieri ho avuto un'altra delle mie riflessioni folgoranti.
"In questo corpo, ci devo vivere solo io."
Sembra scontato, ma sappiamo bene che è tutto il contrario, ed è una presa di coscienza che occorre necessariamente fare.
E mi sono resa conto, improvvisamente, che qualunque problema io abbia, purché sia mentale, psicopatologico, psicosomatico e tutto ciò che volete...
Sarò sempre sola.
Perché nessuno capirà mai cosa c'è veramente nella mia testa.
Non so se vi è già capitato questo momento... a me sì, e mi sta dando forza.

Sono caduta talmente in basso quest'ultimo periodo, che mi sono resa conto che la sofferenza che mi affliggeva, e che io non combattevo, anzi aiutavo, era invisibile agli occhi di tutti.
Io ero\sono solo un corpo malnutrito, non una persona che soffre, con la quale dialogare, la quale far sfogare, e aiutare a rivivere a poco a poco.
Ho preso coscienza di questo fatto.
Il mio desiderio di essere come ero prima, cioè debole e prossima alla morte, è forte. Anzi, fortissimo. Ma cerco di cambiar idea, mi ripeto incessantemente che anche in quello stato, le cose non cambierebbero.
Sarei comunque invisibile, o anzi, un qualunque corpo di una qualunque ragazza martoriato per ragioni che nessuno comprenderebbe.
Perché dare agli altri questa chance?
Non la dò a nessuno. Me la tengo per me.
Allora allontano tutti, allontano quelli che non si sono meritati il mio malessere. Allontano la loro influenza negativa, perché più nessuno mi aiutava come desideravo, più cadevo in basso.




lunedì 22 luglio 2013

L'infinita attesa della comprensione








Sapete a quali conclusioni sto arrivando, giorno dopo giorno?
Potrò essere: magra, denutrita, sovrappeso, obesa, disperata, depressa, ansiosa, drogata, alcolista, o qualunque altro comportamento autodistruttivo che una persona possa avere. Mi immagino con un altro problema, per esempio, quello della droga. La situazione sarebbe più o meno la stessa... parlo anche dal punto di vista sociale\famigliare.

Nessuno sarebbe capace di comprendermi. Né di aiutarmi. Né di farmi sentire meglio, tanto meno di regalarmi un briciolo di serenità...
Perché sono circondata da persone fondamentalmente incapaci ed asettiche, che non hanno idea di che cosa possa celarsi in un cervello come il mio.
Perché non basta venirmi a dire "ma guardati, sei bellissima! Devi solo trovare la volontà".

Allora ho capito. Perché continuare a torturare me stessa nell'INFINITA ATTESA che qualcuno mi aiuti?

Perché il desiderio di ognuna di noi è quello. Essere piccoline, indifese, delle bambine che chiedono amore e comprensione...




Io, di questo passo o in altri, non ce l'avrò mai. Probabilmente neanche voi, perché nessuno ha realmente capito cosa vi portate sulle spalle e di cosa ci vuole per togliervelo di dosso.
Devo contare unicamente su me stessa. Solo io posso cessare quest'infinita, straziante attesa.

Insomma, non è stato sufficiente che mi riducessi alla disidratazione e alla denutrizione per cambiare le persone intorno a me.
Ho insistentemente chiesto aiuto, sia verbalmente che non verbalmente. Ci ho sperato tantissimo.
Ma nessuno mi ha dato ciò di cui avevo disperatamente bisogno. Neanche i medici e gli specialisti, che si divertono a trattarci come robot che eseguono alla lettera le perle di saggezza che ci elargiscono.
Allora basta.


Statemi bene,
M.V.

domenica 21 luglio 2013

Inizio, fine: rinascita




Sono qui perché sto combattendo contro un demone. Un demone che si accanisce contro di me, attraverso il cibo.
Per tutta la mia esistenza, il demone ha cercato di distruggermi: attraverso l'autolesionismo, la depressione, e infine, l'ossessione per il cibo.
Il cibo, agognato e rifiutato...

Per fortuna, me ne sono resa conto, e ho deciso di combattere questo demone malvagio.
Pubblicamente, perché voglio che la mia battaglia avvenga in compagnia.

Il demone non ci fa vivere. Ci illude di farci vivere come vogliamo, ma in realtà vuole solo annientarci...
Se volete vivere, dovete prima scacciarlo. Altrimenti vi ritroverete a sopravvivere penosamente, ed infine, vi condurrà alla morte. Se non quella fisica, quella cerebrale.



Il mio blog si chiama così per ricordare a me stessa il momento più critico al quale il demone mi ha portata.

Dopo mesi e mesi di dure lotte e idealizzazioni, il demone mi ha portata ad ossessionarmi unicamente su questo alimento: la mela. Per un certo periodo, mi sono nutrita solo ed esclusivamente di mele. Avevo così fame, così ardentemente voglia di addentare qualcosa che fosse diverso da una mela, che paradossalmente mangiavo solo quelle. Era l'unico cibo che il demone mi concedeva di mangiare. Ma la fame, che lottava per avvertirmi, per salvarmi, si ribellava... e così, mangiavo una mela dopo l'altra, fino a sentirmi male. Una decina di mele al giorno, anche. Ma era ovvio che non era sufficiente... solo che all'epoca non me ne rendevo conto.

Il demone era troppo forte. Troppo insidiato nelle mie profonde debolezze.

Poi, il baratro. Il ricovero ospedaliero. I medici, le cliniche, gli psicologi, gli psichiatri, gli aghi, le flebo, gli elettrocardiogrammi...
Il freddo, la stanchezza, il dolore, i pianti, la disperazione, la voglia di morire...
Toccai il fondo, senza rendermene conto.

Ora voglio combattere. Insieme a chiunque leggerà.
Il fondo, del resto, l'ho già toccato; cos'altro ho da perdere, se non la mia stessa vita?

Ripetetevelo pure voi!

M.V.